PARTE PRIMA - NOZIONI PRELIMINARI
Capitolo I - ESISTONO GLI SPIRITI?
Qualunque sia l'idea che ci si faccia degli Spiriti, questa credenza è necessariamente fondata sull'esistenza di un principio intelligente al di fuori della materia. Questa credenza è incompatibile con la negazione assoluta di tale principio. Noi prendiamo dunque, come nostro punto di partenza, l'esistenza, la sopravvivenza e la individualità dell'anima, di cui lo spiritualismo è la dimostrazione teorica e dogmatica, mentre lo spiritismo è la dimostrazione palese. Prescindendo per un attimo dalle manifestazioni propriamente dette e ragionando per induzione, vediamo dunque a quali conclusioni perverremo.
Non potendo la dottrina della localizzazione delle anime armonizzarsi con i dati della scienza, un'altra dottrina, più logica, assegna loro, per dominio, non un luogo determinato e circoscritto ma lo spazio universale: è, questo, tutto un mondo invisibile in mezzo al quale noi viviamo, un mondo che ci circonda e ci sfiora incessantemente. C'è forse in questo una qualche impossibilità, un qualcosa che ripugna alla ragione? Assolutamente no. Al contrario, tutto ci dice che non può essere altrimenti.
Ma allora che cosa diventano le pene e le ricompense future, se togliete loro i luoghi speciali dove si effettuano? Badate, poi, che l'incredulità riguardo a queste pene e ricompense è generalmente dovuta al fatto che esse vengono presentate nelle condizioni più inammissibili. Ma dite, piuttosto, che le anime attingono la loro felicità o infelicità in sé stesse; che la loro sorte è subordinata al loro stato morale; che la riunione delle anime simpatiche e buone è una sorgente di felicità; che, a seconda del loro grado di purificazione, esse penetrano e intravedono cose che si cancellano davanti alle anime ancora rozze. E tutti comprenderanno ciò senza alcuna difficoltà. Dite ancora che le anime arrivano al grado supremo solo attraverso gli sforzi che esse fanno per migliorarsi e dopo una serie di prove che servono alla loro purificazione. Dite che gli angeli sono le anime arrivate a quell'ultimo gradino che tutte possono raggiungere con la buona volontà. Dite pure che gli angeli sono i messaggeri di Dio, delegati a sorvegliare l'esecuzione dei Suoi disegni in tutto l'universo; che essi sono felici di queste gloriose missioni, e che voi date alla loro felicità uno scopo più utile e più amabile di quanto possa esserlo quello di una contemplazione perenne, la quale null'altro sarebbe che una perenne inutilità. Dite, infine, che i demoni sono semplicemente le anime dei malvagi, non ancora purificate, ma che possono, come le altre, arrivare alla purificazione; e ciò appare più conforme, alla giustizia e alla bontà di Dio, di quella dottrina che li vuole esseri creati per il male e perpetuamente votati al male. Ancora una volta, ecco ciò che la ragione più severa, la logica più rigorosa, in una parola il buon senso, riescono ad ammettere.
Orbene, queste anime che popolano lo spazio sono precisamente ciò che noi chiamiamo Spiriti. Gli Spiriti non sono dunque altro che le anime degli uomini, spogliate del loro involucro corporeo. Più dubbia sarebbe la loro esistenza, se gli Spiriti fossero degli esseri a parte; ma se si ammette che le anime ci sono, bisogna pur ammettere gli Spiriti, i quali altro non sono che le anime stesse. Se poi si ammette che le anime sono dappertutto, bisogna egualmente ammettere che gli Spiriti sono dappertutto. Non si potrebbe dunque negare l'esistenza degli Spiriti senza negare quella delle anime.
Innanzi tutto immaginiamoci lo Spirito nella sua unione con il corpo. Lo Spirito è l'essere principale, poiché è l'essere che pensa e che sopravvive il corpo non è dunque che un accessorio dello Spirito, un involucro, una veste che abbandona quando è consunta. Oltre a questo involucro materiale, lo Spirito ne ha un secondo, semi materiale, che lo unisce al primo. Al sopraggiungere della morte, lo Spirito si libera del primo, ma non del secondo al quale noi abbiamo dato il nome di perispirito. Questo involucro semi materiale, che assume la forma umana, costituisce per lo Spirito un corpo fluidico e vaporoso, ma che, per il fatto di essere a noi invisibile nel suo stato normale, non cessa di avere alcune delle proprietà della materia. Lo Spirito, dunque, non è un punto, un'astrazione, ma un essere limitato e circoscritto, al quale non manca che d'essere visibile e palpabile per assomigliare agli essere umani. Perché, allora, non dovrebbe poter agire sulla materia? Forse perché il suo corpo è fluidico? Ma non è forse tra i fluidi più rarefatti, tra quelli anzi ritenuti imponderabili — come, per esempio, l'elettricità — che l'uomo trova i suoi più potenti motori? Forse che la luce, imponderabile, non esercita un'azione chimica sulla materia ponderabile? Noi non conosciamo la natura intima del perispirito. Supponiamolo, tuttavia, costituito da materia elettrica, o da un'altra tanto sottile quanto questa. Perché non dovrebbe esso possedere la medesima proprietà quando diretto da una volontà?
Credete voi in Dio?
Credete voi di avere un'anima?
Credete voi alla sopravvivenza dell'anima dopo la morte?
egli risponde negativamente, o anche se egli dice semplicemente: "Non lo so; vorrei che fosse così, ma io non ne sono sicuro" — cosa che, il più delle volte, equivale a una cortese negazione, presentata sotto una forma meno categorica per evitare di opporsi troppo bruscamente a ciò ch'egli chiama rispettabili pregiudizi — sarebbe inutile andare oltre. Sarebbe come voler dimostrare le proprietà della luce a un cieco che non ammettesse la luce stessa. In definitiva, infatti, le manifestazioni spiritiste non sono altro che gli affetti delle proprietà dell'anima. Con quello, bisogna seguire un tutt'altro ordine d'idee, se non si vuole perdere il proprio tempo.
Se la base è ammessa, non a titolo di probabilità, ma come cosa indubbia e incontestabile, l'esistenza degli Spiriti ne deriverà del tutto naturalmente.
1° l'essere che pensa in noi durante la vita non deve più pensare dopo la morte;
2° se egli pensa, non deve più pensare a quelli che ha amato;
3° se egli pensa a quelli che ha amato, non deve più voler entrare in comunicazione con loro;
4° se egli può essere dappertutto, non può essere vicino a noi;
5° se egli è vicino a noi, non può comunicare con noi;
6° per mezzo del suo involucro fluidico egli non può agire sulla materia inerte;
7° se egli può agire sulla materia inerte, non può agire su un essere animato;
8° se egli può agire su un essere animato, non può dirigere la sua mano per farlo scrivere;
9° potendo egli farlo scrivere, non può rispondere alle sue domande e trasmettergli il suo pensiero.
Quando gli avversari dello Spiritismo ci avranno dimostrato che ciò non è possibile, attraverso argomentazioni tanto evidenti quanto quelle attraverso le quali Galileo dimostrò che non è il Sole che gira intorno alla Terra, allora noi potremo dire che i loro dubbi sono fondati. Sfortunatamente, finora, tutta la loro argomentazione si può riassumere in queste parole: "Io non ci credo, quindi tutto questo è impossibile". Senza dubbio essi ci diranno che spetta a noi provare la realtà delle manifestazioni. E noi gliela proviamo con i fatti e con il ragionamento. Se essi poi non ammettono né l'una né l'altra cosa, se negano anche ciò che vedono, spetta a loro provare che il nostro ragionamento è falso e che i fatti sono impossibili.
Capitolo II - IL MERAVIGLIOSO E IL SOPRANNATURALE
Occorrerebbe qui una dimostrazione completa, che sarebbe però fuori posto e che d'altra parte costituirebbe una ripetizione, perché essa viene fuori da tutte le altre parti dell'insegnamento. Tuttavia, per riassumerla in poche parole, diremo che essa è fondata, in teoria, su questo principio: ogni effetto intelligente deve avere una causa intelligente. In pratica diremo poi, sulla base di questa osservazione, che i fenomeni detti spiritisti, avendo dato delle prove d'intelligenza, dovevano avere la loro causa al di fuori della materia; che, non essendo questa intelligenza quella degli astanti — è, questo, un risultato dell'esperienza —, essa doveva trovarsi al di fuori di essi; che, infine, poiché non si vedeva l'essere che agiva, doveva dunque trattarsi di un essere invisibile. È allora che di osservazione in osservazione si è arrivati a riconoscere che questo essere invisibile, al quale si è dato il nome di Spirito, altro non è che l'anima di quelli che vissero corporalmente e che la morte ha spogliato del loro grossolano involucro visibile, non lasciando loro che un involucro etereo, invisibile nel suo stato normale. Ecco, dunque, il meraviglioso e il soprannaturale ridotti alla loro più semplice espressione. Una volta costatata l'esistenza di esseri invisibili, la loro azione sulla materia dipende dalla natura del loro involucro fluidico. Quest'azione è intelligente, perché morendo essi hanno perduto soltanto il loro corpo, ma hanno conservato l'intelligenza che è la loro essenza. Qui sta la chiave di tutti questi fenomeni, a torto considerati soprannaturali. L'esistenza degli Spiriti, dunque, non è affatto un sistema preconcetto, un'ipotesi escogitata per spiegare i fatti. È invece un risultato dell'osservazione e la conseguenza naturale dell'esistenza dell'anima; negare questa causa è come negare l'anima e i suoi attributi. Quanti pensassero di poter dare di questi effetti intelligenti una soluzione più razionale, potendo soprattutto render ragione di tutti i fatti, facciano pure, e allora potrà discutersi il merito di ciascuna.
Quanto a noi, per il fatto che ammettiamo tutti gli effetti che sono la conseguenza dell'esistenza dell'anima, ne consegue forse che accettiamo tutti i fatti stimati meravigliosi? Che siamo forse i campioni di tutti i sognatori, gli adepti di tutte le utopie, di tutte le eccentricità sistematiche? Si dovrebbe conoscere ben poco lo Spiritismo per pensarlo. Ma i nostri avversari, per fortuna, non guardano troppo per il sottile; la necessità di conoscere ciò di cui parlano è il minimo dei loro crucci.
Secondo loro, il meraviglioso è assurdo. Ora, lo Spiritismo poggia su fatti meravigliosi, quindi lo Spiritismo è assurdo: questo è per loro un giudizio senza appello. Essi credono di opporre un argomento inconfutabile allorché, dopo aver fatto erudite ricerche sui convulsionari di san Medardo, sui camisardi delle Cevenne o sulle religiose di Londun, sono arrivati a scoprirne evidenti fatti di frode, che nessuno contesta. Ma queste storie sono forse il vangelo dello Spiritismo? Hanno mai i sostenitori dello Spiritismo negato che il ciarlatanismo abbia utilizzato certi fatti a suo profitto, che l'immaginazione ne abbia creati, che il fanatismo moltissimi ne abbia esagerati? Lo Spiritismo non è maggiormente responsabile delle stravaganze che si possono commettere in suo nome, di quanto non lo sia la vera scienza degli abusi dell'ignoranza, né la vera religione degli eccessi di fanatismo. Molti critici giudicano lo Spiritismo solo sulla base dei racconti delle fate e delle leggende popolari che ne sono le finzioni. Altrettanto varrebbe allora giudicare la storia sulla base dei romanzi storici o delle tragedie.
Attaccandovi a ciò che lo Spiritismo, lui stesso, rifiuta, voi provate la vostra ignoranza riguardo all'argomento, e i vostri argomenti precipiteranno nel falso. Ma — si dirà — dove si arresta la credenza nello Spiritismo? Leggete, osservate e lo saprete. Ogni scienza si acquisisce solo con il tempo e con lo studio. Ora, lo Spiritismo, il quale tocca le questioni più importanti della filosofia e tutti i settori dell'ordine sociale, il quale abbraccia nello stesso tempo l'uomo fisico e l'uomo morale, è in sé stesso una scienza completa, una completa filosofia che non può essere appresa in poche ore, proprio come non può esserlo qualsiasi altra scienza. Vedere tutto lo Spiritismo in una tavola che ruota, sarebbe altrettanto puerile che vedere tutta la fisica in certi giocattoli per l'infanzia. Per chiunque non voglia arrestarsi alla superficie dello Spiritismo, non si tratta di ore, ma di mesi e di anni: tanti ne necessitano per sondarne tutti gli arcani. Si valuti da ciò il grado di sapere e il valore dell'opinione di coloro che si arrogano il diritto di giudicare, solo perché hanno visto uno o due esperimenti, e, il più delle volte, per distrazione o passatempo. Essi diranno senza dubbio che non hanno l'opportunità di poter dedicare tutto il tempo necessario a questo studio. E sia pure. Niente ve li costringe. Ma allora, quando non si ha il tempo per apprendere una cosa, non ci si mette a parlarne e ancor meno a giudicarla, se non si vuole essere accusati di leggerezza. Ora, quanto più uno occupa una posizione elevata nella scienza, tanto meno è scusabile se tratta con leggerezza un soggetto che non conosce.
1°. Tutti i fenomeni spiritisti hanno come principio l'esistenza dell'anima, la sua sopravvivenza al corpo e le sue manifestazioni.
2°. Questi fenomeni, essendo fondati su una legge della natura, non hanno niente di meraviglioso né di soprannaturale, nel senso comune di questi termini.
3°. Molti fatti sono considerati soprannaturali, solo perché non se ne conosce la causa. Lo Spiritismo, assegnando loro una causa, li fa rientrare nel dominio dei fenomeni naturali.
4°. Tra i fatti qualificati come soprannaturali, ce ne sono molti di cui lo Spiritismo dimostra l'impossibilità, includendoli fra le credenze superstiziose.
5°. Benché lo Spiritismo riconosca in molte credenze popolari un fondo di verità, assolutamente non dà il suo assenso a tutte le storie fantastiche create dalla immaginazione.
6°. Giudicare lo Spiritismo riguardo ai fatti che esso non ammette è dare prova d'ignoranza e togliere ogni valore alla propria opinione.
7°. La spiegazione dei fatti ammessi dallo Spiritismo, le loro cause e le loro conseguenze morali costituiscono una scienza completa e una completa filosofia, che richiede uno studio serio, perseverante e approfondito.
8°. Lo Spiritismo può considerare come critico serio solo colui che tutto abbia visto, studiato e approfondito, con la pazienza e la perseveranza d'un osservatore coscienzioso; colui che ne sapesse tanto su questo argomento, quanto l'adepto più illuminato; colui che, di conseguenza, avesse attinto le sue conoscenze da ben altra parte che non nei romanzi della scienza; colui a cui non si potesse opporre alcun fatto di cui non avesse conoscenza, alcun argomento che non avesse già meditato; colui che obiettasse, non con delle negazioni, ma con argomenti più categorici; colui che potesse infine attribuire una causa più logica ai fatti accertati. Tale critico è ancora da trovarsi.
15. Noi abbiamo pronunciato poco fa la parola miracolo. Una breve osservazione su tale argomento non sarà inopportuna in questo capitolo sul meraviglioso.
Nella sua accezione primitiva, e per la sua etimologia, la parola miracolo significa cosa straordinaria, cosa mirabile a vedersi; ma questo termine, come tanti altri, si è discostato dal suo significato originario, e oggi (secondo l'Académie) si dice di un atto della potenza divina contrario alle comuni leggi della natura. Tale, in effetti, la sua usuale accezione, ed è solo per comparazioni o metafore che si applica alle cose volgari che ci sorprendono e la cui causa è sconosciuta. Non è assolutamente nelle nostre intenzioni esaminare se Dio ha potuto giudicare utile, in certe circostanze, contravvenire alle leggi da Lui stesso stabilite. Il nostro scopo è unicamente quello di dimostrare che i fenomeni spiritisti, per quanto straordinari essi siano, non contravvengono affatto a queste leggi, non hanno alcun carattere miracoloso e non sono neppure meravigliosi o soprannaturali.
Il miracolo non si spiega. I fenomeni spiritisti, al contrario, si spiegano nella maniera più razionale. Non sono dunque dei miracoli, ma dei semplici effetti che hanno la loro ragion d'essere nelle leggi generali. Il miracolo ha ancora un'altra caratteristica, quella cioè di essere insolito e isolato. Ora, dal momento che un fatto si riproduce, per così dire, a volontà e per diverse persone, per ciò stesso non può essere un miracolo.
La scienza fa tutti i giorni dei miracoli agli occhi degli ignoranti: ecco perché una volta coloro che ne sapevano più del volgo passavano per stregoni. E siccome si credeva che ogni scienza sovrumana provenisse dal diavolo, li si bruciava. Al giorno d'oggi noi, che siamo molto più civilizzati, ci accontentiamo di mandarli negli istituti psichiatrici.
Che un uomo realmente morto, come abbiamo detto all'inizio, sia richiamato in vita per intervento divino, questo è un vero miracolo, perché ciò è contrario alle leggi della natura. Ma se quest'uomo ha solo le apparenze della morte, se c'è ancora in lui un resto di vitalità latente, e se la scienza, o un'azione magnetica, giunge a rianimarlo, per le persone illuminate si tratta di un fenomeno naturale. Tuttavia agli occhi del volgo ignorante il fatto passerà come miracoloso, e l'autore sarà o inseguito a sassate o venerato, a seconda del carattere degli individui. Se, in mezzo a certe campagne, un fisico lanciasse un aquilone elettrico e facesse cadere il fulmine su un albero, questo novello Prometeo sarebbe certamente considerato un uomo armato d'un potere diabolico. E, sia detto incidentalmente, ci sembra che Prometeo abbia in modo singolare preceduto Franklin. Ma Giosuè che arresta il movimento del Sole, o piuttosto della Terra, questo è il vero miracolo, poiché noi non conosciamo alcun magnetizzatore dotato d'una così grande potenza da operare un simile prodigio.
Di tutti i fenomeni spiritisti, uno dei più straordinari è senza dubbio quello della scrittura diretta, anche perché è uno di quei fenomeni che dimostrano nella maniera più evidente l'azione delle intelligenze occulte. Ma, per il fatto che il fenomeno sia prodotto da esseri occulti, non è esso più miracoloso di tutti gli altri fenomeni che sono dovuti a degli agenti invisibili. Infatti questi esseri occulti, che popolano gli spazi, sono una delle potenze della natura, una potenza la cui azione è incessante sul mondo materiale, come sul mondo morale.
Lo Spiritismo, illuminandoci su questa potenza, ci dà la chiave di un gran numero di cose inesplicate e inesplicabili da ogni altro mezzo, e che sono potute passare, nei tempi trascorsi, per dei prodigi. Lo Spiritismo rivela, allo stesso modo del magnetismo, una legge, se non sconosciuta, almeno non ben compresa; o per meglio dire, se ne conoscevano gli effetti, poiché essi si sono prodotti in ogni tempo, ma non se ne conosceva la legge, ed è l'ignoranza di questa legge che ha generato la superstizione. Conosciuta questa legge, il meraviglioso sparisce, e i fenomeni rientrano nell'ordine delle cose naturali. Ecco perché gli spiritisti non fanno miracoli, facendo ruotare una tavola o facendo scrivere i trapassati, più di quanto non ne faccia il medico che fa rivivere un moribondo, o il fisico che fa cadere il fulmine. Colui che pretendesse, con l'aiuto di questa scienza, di fare dei miracoli sarebbe, al riguardo, un ignorante o un imbroglione.
Di quali irrisioni non furono oggetto le levitazioni di san Giuseppe da Copertino? Ora, la sospensione eterea dei corpi pesanti è un fatto spiegato dalla legge spiritista. Noi ne siamo stati personalmente testimoni oculari. E il signor Home, come pure altre persone di nostra conoscenza, hanno rinnovato a più riprese i fenomeni generati da san Giuseppe da Copertino. Dunque questo fenomeno rientra nell'ordine delle cose naturali.
Quanto al personaggio che si è presentato alla Salette, è tutta un'altra questione. La sua identità non ci è affatto dimostrata. Noi costatiamo semplicemente che un'apparizione può aver avuto luogo, il resto non è di nostra competenza. Ognuno può, a questo riguardo, mantenere le sue convinzioni, e lo Spiritismo non deve occuparsene. Noi diciamo soltanto che i fatti prodotti dallo Spiritismo ci rivelano nuove leggi e ci offrono la chiave d'un gran numero di cose che sembravano soprannaturali. Se qualcuno di quei fatti, che passavano per miracolosi, trovano una spiegazione logica, questo è un motivo per non precipitarsi a negare ciò che non si comprende.
I fenomeni spiritisti sono contestati da certe persone, precisamente perché sembrano star fuori dalla legge comune e quindi non è possibile rendersene conto. Assegnate a essi una base razionale, e il dubbio cessa. La spiegazione, in questo secolo in cui non ci accontenta di parole, è dunque un possente motivo di convinzione. Così, vediamo tutti i giorni persone che non sono state testimoni di alcun fatto, che non hanno visto né una tavola ruotare né un medium scrivere, e che sono convinte quanto noi, unicamente perché esse hanno letto e compreso. Se uno non dovesse credere che a ciò che ha visto con i propri occhi, la nostra convinzione si ridurrebbe a ben poca cosa.
Capitolo III - METODO
Abbiamo detto che lo Spiritismo è una scienza completa e una completa filosofia. Colui che voglia seriamente conoscerlo deve, dunque, come prima condizione, disporsi a uno studio serio e convincersi che, non più che ogni altra scienza, lo Spiritismo non può essere appreso giocando.
Lo Spiritismo, l'abbiamo detto, tocca tutte le questioni che interessano l'umanità. Il suo campo è immenso ed è soprattutto nelle sue conseguenze che conviene esaminarlo. La credenza negli Spiriti ne costituisce senza dubbio la base, ma essa non è sufficiente per fare di un individuo uno Spiritista illuminato, così come la credenza in Dio non è sufficiente per farne un teologo. Vediamo dunque in qual modo conviene procedere in questo insegnamento per guidare con più sicurezza verso la convinzione.
Non siano affatto intimoriti gli adepti da questa parola "insegnamento". Non esiste solo l'insegnamento impartito dall'alto del pulpito o della tribuna, c'è anche quello della semplice conversazione. Ogni persona che cerchi di persuaderne un'altra sia attraverso il processo delle spiegazioni, sia attraverso quello delle esperienze, professa un insegnamento. Ciò che noi desideriamo è che la sua fatica dia dei frutti, ed è per questo che crediamo di dover dispensare qualche consiglio, di cui potranno egualmente approfittare coloro che vogliano istruirsi da sé stessi. Essi troveranno il modo per raggiungere con più sicurezza e rapidità l'obiettivo.
Nello Spiritismo, la questione degli Spiriti è secondaria e consecutiva; non è questo il punto di partenza, e sta precisamente qui l'errore in cui si cade e che spesso ci porta a fallire di fronte a certe persone. Non essendo gli Spiriti null'altro che le anime degli uomini, il vero punto di partenza sarà dunque l'esistenza dell'anima. Ora, come può il materialista ammettere che degli esseri vivano al di fuori del mondo materiale, quando crede sé stesso essere null'altro che materia? Come può credere che ci siano degli Spiriti al di fuori di lui, quando non crede di averne uno in sé stesso? Invano accumuleremmo davanti ai suoi occhi le prove più tangibili: le contesterebbe tutte, perché non ne ammette il principio.
Ogni insegnamento metodico deve procedere dall'elemento conosciuto a quello sconosciuto. Per il materialista, l'elemento conosciuto è la materia. Partite dunque dalla materia e cercate prima di tutto — facendogliela osservare — di convincerlo che in lui c'è qualcosa che sfugge alle leggi della materia. Brevemente: prima di renderlo SPIRITISTA cercate di renderlo SPIRITUALISTA. Ma questo è tutto un altro ordine di fatti, un insegnamento tutto speciale nel quale bisogna procedere con altri mezzi. Parlare al materialista degli Spiriti, prima ch'egli sia convinto di avere un'anima, è come incominciare da dove si dovrebbe finire, perché egli non può ammettere la conclusione se non ne ammette le premesse.
Prima dunque di cominciare a convincere un incredulo, anche con i fatti, conviene assicurarsi sulla sua opinione riguardo all'anima, vale a dire se egli crede alla sua esistenza, alla sua sopravvivenza al corpo, alla sua individualità dopo la morte. Se la sua risposta è negativa, sarebbe fatica sprecata parlargli degli Spiriti. Ecco la regola. Noi però non diciamo che tale regola non abbia delle eccezioni, ma allora il fatto è che esisterà probabilmente un'altra causa che lo renderà meno refrattario.
Quando abbiamo detto che il dubbio cessa negli increduli in presenza di una spiegazione razionale, bisogna eccettuare i materialisti estremisti, quelli che negano ogni potere e ogni principio intelligente al di fuori della materia. La maggior parte si ostina nella sua opinione per orgoglio e crede che il suo amor proprio debba essere impegnato a persistervi. Essi vi persistono a dispetto di tutte le prove contrarie, perché non vogliono avere la peggio. Con simile gente non c'è niente da fare; né bisogna lasciarsi illudere dal falso tono di sincerità di coloro che dicono: fatemi vedere e crederò. Ci sono poi quelli che sono più franchi e dicono schiettamente: vedrei qualcosa a cui non crederei mai.
Presentate loro qualcosa di razionale, ed essi l'accetteranno immediatamente. Questi poi possono comprenderci, perché sono più vicini a noi di quanto, senza dubbio, essi stessi non credano.
Con i primi non parlate né di rivelazione né degli angeli né del paradiso, essi non vi comprenderebbero. Ma, ponendovi sul loro terreno, innanzi tutto dimostrate loro che le leggi della fisiologia sono impotenti a render ragione di ogni cosa. Il resto verrà in seguito.
È tutto diverso quando l'incredulità non è preconcetta, perché allora la credenza non è del tutto nulla. Si tratta di un germe latente soffocato da cattive erbe, ma che una scintilla può rianimare. È il cieco a cui si rende la vista, e che è felice di rivedere la luce. È il naufrago a cui si tende l'ancora di salvezza.
Questo è ancora una volta il risultato di uno studio incompleto sullo Spiritismo e di una mancanza d'esperienza. Colui che è mistificato dagli Spiriti generalmente lo è perché domanda loro ciò che essi non devono o non possono dire, oppure perché non è abbastanza illuminato sulla cosa per poter discernere la verità dall'impostura. Molti, d'altra parte, non vedono nello Spiritismo che un nuovo mezzo di divinazione e immaginano che gli Spiriti esistano per predire la buona sorte. Ora, gli Spiriti leggeri e burloni non perdono occasione per divertirsi a spese di costoro. Avviene così ch'essi annunceranno mariti alle giovanette e onori, eredità, tesori nascosti all'ambizioso ecc. Da qui nascono spesso disinganni spiacevoli, da cui tuttavia l'uomo serio e prudente sa sempre tenersi lontano.
1°. coloro che credono puramente e semplicemente alle manifestazioni. Lo Spiritismo è per loro una semplice scienza d'osservazione, una serie di fatti più o meno curiosi. Noi li chiameremo Spiritisti sperimentatori;
2°. coloro che vedono nello Spiritismo, oltre ai fatti, qualcos'altro. Ne comprendono la parte filosofica, ammirano la morale che ne deriva, ma non la praticano. La sua influenza sul loro carattere è insignificante o nulla; non cambiano alcuna delle loro abitudini e non rinuncerebbero a un solo piacere. L'avaro è sempre avaro, l'orgoglioso sempre pieno di sé, l'invidioso e il geloso sempre ostili. Per loro la carità cristiana non è che una bella massima. Sono, questi, gli Spiritisti imperfetti;
3°. coloro che non si accontentano di ammirare la morale, ma la praticano e ne accettano tutte le conseguenze. Convinti che l'esistenza terrena è una prova passeggera, cercano di mettere a frutto questi brevi istanti, per marciare sulla via del progresso — che è il solo a poter elevarli nella gerarchia del mondo degli Spiriti — sforzandosi di fare il bene e di reprimere le inclinazioni cattive. Le relazioni con loro offrono sempre sicurezza, poiché la loro convinzione li allontana da ogni pensiero del male. La carità è in tutte le cose la regola della loro condotta. Questi sono i veri Spiritisti o, per meglio dire, gli Spiritisti cristiani;
4°. vi sono, infine, gli Spiritisti esaltati. La specie umana sarebbe perfetta se essa prendesse sempre solo il lato buono delle cose. L'esagerazione è nociva in tutto. Nello Spiritismo essa ripone una fiducia troppo cieca e spesso puerile nelle cose del mondo invisibile e fa accettare troppo facilmente e senza controlli ciò di cui la riflessione e l'analisi dimostrerebbero l'assurdità o l'impossibilità. Ma l'entusiasmo non riflette, abbaglia. Questa sorta di adepti è più nociva che utile alla causa dello Spiritismo. Sono i adatti a convincere, perché si diffida, e con ragione, della loro opinione. Essi sono vittime della loro gran buona fede da parte sia degli Spiriti mistificatori, sia degli uomini che cercano di sfruttare la loro credulità. Se essi fossero i soli a doverne subire le conseguenze, non sarebbe che il male minore; il peggio è che, senza volerlo, offrono delle armi agli increduli, i quali cercano le occasioni per farsi beffe dello Spiritismo piuttosto che quelle per convincersene, né mancano di attribuire genericamente a tutti il ridicolo di alcuni. Senza dubbio, questo non è né giusto né razionale. Ma, si sa, gli avversari dello Spiritismo non riconoscono che le loro ragioni come le sole di buona lega, e conoscere a fondo ciò di cui parlano è la minore delle loro preoccupazioni.
Il vero Spiritista non mancherà mai di fare il bene: cuori affranti da sollevare, consolazioni da offrire, disperazioni da calmare, riforme morali da attuare. Qui è la sua missione e qui troverà anche la sua vera soddisfazione. Lo Spiritismo è nell'aria; si diffonde attraverso la forza delle cose anche perché rende felici coloro che lo professano. Quando i suoi avversari sistematici lo sentiranno riecheggiare intorno a sé e fra i loro stessi amici, capiranno il proprio isolamento e saranno indotti o a tacere o ad arrendersi.
Il mezzo per ovviare a questo inconveniente è semplicissimo: occorre incominciare dalla teoria. Qui tutti i fenomeni vengono passati in rassegna, sono spiegati, ci se ne può render conto, si può comprendere la possibilità, si possono conoscere le condizioni nelle quali è possibile che si producano o che incontrino degli ostacoli. Allora, qualunque sia l'ordine con il quale sono indotti dalle circostanze, essi non avranno più niente che possa sorprendere. Questa strada offre ancora un altro vantaggio, quello cioè di risparmiare, a chi voglia operare, una infinità di disinganni. Premunito contro le difficoltà, egli può stare in guardia ed evitare di acquisire l'esperienza a sue spese.
Ci sarebbe difficile dire, da quando ci occupiamo di Spiritismo, il numero delle persone che sono venute da noi, e, fra queste, quante ne abbiamo viste rimanere indifferenti o incredule in presenza dei fatti più palesi, ed essere persuase, più tardi, solo da una spiegazione ragionata. Altrettanto è difficile dire quante altre persone siano state predisposte al convincimento dal ragionamento, quante altre, infine, siano state persuase senza nulla aver visto, ma unicamente perché avevano compreso.
È dunque per esperienza che noi parliamo ed è anche per questo che noi diciamo che il miglior metodo d'insegnamento spiritista è quello di indirizzarsi verso la ragione, prima di dirigersi agli occhi. È il metodo che noi seguiamo nelle nostre lezioni e non abbiamo che da congratularcene.[1]
[1] Il nostro insegnamento teorico e pratico è sempre gratuito.
Chiunque rifletta comprende benissimo che si potrebbe fare astrazione delle manifestazioni, e che la Dottrina non cesserebbe di sussistere. Le manifestazioni vengono a corroborarla, a confermarla, ma non ne costituiscono la base essenziale; l'osservatore serio non le respinge, al contrario, ma attende le circostanze favorevoli che gli permetteranno di esserne testimone. La prova di ciò che noi avanziamo è che, prima di aver sentito parlare delle manifestazioni, una quantità di persone aveva l'intuizione di questa Dottrina, la quale non ha fatto che dare un corpo, un insieme alle loro idee.
Questo è così vero che, su dieci persone completamente agli esordi, le quali assisteranno a una seduta di sperimentazione — fosse pure una delle più soddisfacenti dal punto di vista degli adepti — nove usciranno senza essere convinte, e alcune saranno più incredule di prima, poiché gli esperimenti non avranno corrisposto alla loro aspettativa. Avverrà completamente il contrario con quelle persone che potranno rendersene conto attraverso una conoscenza teorica anticipata. Per loro si tratta di un mezzo di controllo, ma nulla le sorprende, neppure l'insuccesso, poiché esse sanno in quali condizioni i fatti si producono, e che non bisogna da tali fatti aspettarsi se non quello ch'essi possono dare. La loro preventiva conoscenza, dunque, le mette in grado di rendersi conto di tutte le anomalie, permettendo di cogliervi un'infinità di dettagli e di gradualità spesso delicatissime. Questi sono per loro mezzi di convincimento che sfuggono all'osservatore ignorante.
Tali motivi ci inducono ad ammettere alle nostre sedute sperimentali solamente le persone che possiedono delle nozioni preparatorie sufficienti per comprendere quello che vi si fa, persuasi che le altre persone vi perderebbero il loro tempo o ci farebbero perdere il nostro.
1°. Che cos'è lo Spiritismo? Questo libriccino, di poco più d'un centinaio di pagine, è un'esposizione sommaria dei principi della Dottrina Spiritista, un colpo d'occhio generale che permette d'abbracciare l'insieme in un quadro ristretto. Con poche parole esso ne illustra lo scopo, e ognuno può giudicarne l'importanza. Vi si trova inoltre la risposta alle principali questioni e obiezioni che le persone novizie si sentono naturalmente propense a porre. Questa prima lettura, che richiede solo poco tempo, è un'introduzione che facilita uno studio più approfondito.
2°. Il libro degli Spiriti. Contiene la dottrina completa, dettata dagli Spiriti stessi, con tutta la sua filosofia e tutte le sue conseguenze morali. È la rivelazione del destino dell'uomo, l'iniziazione alla conoscenza della natura degli Spiriti e ai misteri della vita d'oltretomba. Leggendolo si comprende come lo Spiritismo abbia uno scopo serio e non sia un frivolo passatempo.
3°. Il libro dei Medium. È destinato a guidare coloro che desiderano inoltrarsi nella pratica delle manifestazioni, attraverso la conoscenza dei mezzi più idonei per comunicare con gli Spiriti. È una guida sia per i medium sia per gli evocatori, ed è il complemento de Il libro degli Spiriti.
4°. La Rivista Spiritista. È una raccolta antologica di fatti, di spiegazioni teoriche e di brani isolati che completano quanto è detto nelle due precedenti opere e ne è in qualche modo l'applicazione. Se ne può fare la lettura nello stesso tempo, ma essa sarà più proficua e intelligibile soprattutto dopo quella de Il libro degli Spiriti.
Questo è quanto per ciò che ci concerne. Coloro, poi, che di una scienza vogliano conoscere tutto devono necessariamente leggere tinto ciò che sulla materia è stato scritto, o almeno le cose principali, e non limitarsi a un solo autore. Essi devono anche leggere il pro e il contro, le critiche come pure le apologie, iniziarsi ai differenti sistemi, allo scopo di poter giudicare attraverso il raffronto.
Da questo lato, noi non preconizziamo né critichiamo alcuna opera, non volendo assolutamente influire sull'opinione che ci se ne può formare. Apportando la nostra pietra all'edificio, noi ci collochiamo nelle righe. Non ci appartiene affatto essere giudice e parte, né abbiamo la ridicola pretesa di essere gli unici dispensatori della luce. È il lettore che deve separare il buono dal cattivo, il vero dal falso.
Capitolo IV - SISTEMI
Gli avversari dello Spiritismo hanno creduto di trovare un argomento in questa divergenza di opinioni, dicendo che gli Spiriti stessi non sono d'accordo fra loro. Si trattava di una ragione ben meschina, se si riflette che i primi passi di ogni scienza nascente sono necessariamente incerti, fino a quando il tempo non abbia permesso di riunire e di coordinare tutti quei fatti che possono saldamente fissarne l'opinione. Nella misura in cui i fatti si completano e sono con più attenzione osservati, vengono cancellate le idee premature, se ne stabilisce l'unità, almeno sui punti basilari, se non in tutti i dettagli. È ciò che ha avuto luogo con lo Spiritismo. Esso non poteva, infatti, sfuggire alla legge comune e, per sua natura, doveva anche prestarsi più di ogni altro argomento alla diversità delle interpretazioni. Si può anche dire che a questo riguardo lo Spiritismo è stato più rapido di altre scienze più antiche, quali la medicina, per esempio, che ancora divide i più grandi scienziati.
I fenomeni spiritisti sono di due tipi: quelli con effetti fisici e quelli con effetti intelligenti. I detrattori dello Spiritismo non ammettono l'esistenza degli Spiriti, per la stessa ragione per cui non ammettono niente al di fuori della materia. Ben si comprende, quindi, come essi neghino gli effetti intelligenti. Riguardo agli effetti fisici, li commentano dal loro punto di vista, e i loro argomenti possono riassumersi nei quattro sistemi che seguono.
In una riunione rispettabilissima, a un signore, un sedicente beneducato, che si era permesso una riflessione di questo genere, la padrona di casa disse: «Signore, poiché non siete soddisfatto, vi si renderà il vostro denaro alla porta». E con un gesto gli fece capire quanto di meglio egli dovesse fare. Si vuole, con questo, forse dire che mai ci sono stati abusi? Per crederlo bisognerebbe asserire che gli uomini sono perfetti. Si abusa di tutto, anche delle cose più sacre. Perché non si dovrebbe abusare dello Spiritismo? Ma il cattivo uso che si può fare d'una cosa non può affatto far pregiudicare la cosa stessa. Il controllo che si può ottenere, per verificare la buona fede delle persone, va ricercato nei motivi che le spingono ad agire. Allorché non vi sia speculazione, la ciarlataneria non vi ha niente a che fare.
Bisogna, in effetti, convenire che questa follia — se di follia si tratta — ha un ben singolare carattere, quello cioè di riguardare di preferenza la classe illuminata, nella quale lo Spiritismo conta finora l'immensa maggioranza dei suoi adepti. Se, nel numero, si incontrano alcune eccentricità, esse non provano contro questa Dottrina nulla di più di quanto i religiosi pazzi non provino contro la religione, i melomani pazzi contro la musica e i matematici pazzi contro le matematiche. Tutte le idee hanno sempre trovato dei fanatici esagerati, e bisognerebbe essere dotati di una mente ben ottusa per confondere l'esagerazione di una cosa con la cosa stessa.
Noi rinviamo, per più ampie spiegazioni su questo argomento, al nostro libriccino, Che cos'è lo Spiritismo oppure a Il libro degli Spiriti (Introduzione, paragrafo XV).
Una causa fisiologica, che è ben nota, può senza dubbio far sì che uno creda di veder ruotare una cosa che non si muove, oppure che uno creda di girare lui stesso quando è invece immobile. Ma, allorché parecchie persone attorno a un tavolo sono trascinate da un movimento così rapido ch'esse fanno fatica a seguirlo, e che alcune sono a volte gettate a terra, si dirà ancora che tutte sono prese da vertigine, come l'ubriaco che crede di veder passare la sua casa davanti a sé?
È vero che un sapiente medico ne diede, a suo vedere, una spiegazione perentoria.[2] Egli disse: «La causa è nelle contrazioni volontarie o involontarie del tendine del muscolo peroneo breve». Egli entra, riguardo a questo argomento, nei dettagli anatomici più completi per dimostrare attraverso quale meccanismo questo tendine può produrre tali rumori, imitare il rullio del tamburo e anche eseguire arie ritmate. Da ciò egli conclude che tutti coloro che credono di sentire battere dei colpi in una tavola sono tratti in inganno o da una mistificazione o da un'illusione.
Il fatto in sé stesso non è nuovo. Sfortunatamente per l'autore di questa pretesa scoperta, la sua teoria non è idonea a spiegare tutti i casi. Innanzi tutto diremo che coloro che godono della singolare facoltà, quella cioè di far scricchiolare secondo la loro volontà il muscolo peroneo breve o qualsiasi altro muscolo, e di eseguire in questo modo delle arie ritmate, sono dei soggetti eccezionali. Invece la facoltà di far sì che una tavola emetta il suono di colpi è molto comune, e che tra coloro che possiedono questa facoltà, non tutti godono, neppure lontanamente, della prima.
In secondo luogo il sapiente dottore ha dimenticato di spiegare come lo scricchiolio muscolare di una persona, immobile e lontana dalla tavola, possa produrvi delle vibrazioni sensibili al tatto; come questo rumore possa ripercuotersi secondo la volontà degli astanti nelle varie parti della tavola, negli altri mobili, contro i muri, nel soffitto ecc.; come, infine, l'azione di questo muscolo possa estendersi a una tavola che non viene toccata e farla muovere. Del resto, una tale spiegazione, ammesso che ce ne sia una, non invaliderebbe che il fenomeno dei colpi battuti, ma non può riguardare tutti gli altri sistemi di comunicazione. Concludiamo dicendo che quegli ha giudicato senza aver visto o senza aver visto tutto e aver visto bene.
È sempre deplorevole che uomini di scienza diano sbrigativamente, su ciò che non conoscono, delle spiegazioni che i fatti possono smentire. Il loro giudizio, quanto quel loro stesso sapere, allontana da loro i limiti dello sconosciuto.
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[2] Dottor Jobert (de Lamballe). Per amore di giustizia bisogna dire che questa scoperta è dovuta al dottor Schiff. Il dottor Jobert ne sviluppò le conseguenze all'Accademia di Medicina per dare il colpo di grazia agli Spiriti percotitori. Se ne troveranno tutti i particolari nella Rivista Spiritista del mese di giugno del 1859.
Questi movimenti e questi colpi hanno dato dei segnali intelligenti, obbedendo alla volontà e rispondendo al pensiero. Essi dovevano dunque avere una causa intelligente. Dal momento in cui l'effetto cessava d'essere puramente fisico, la causa, per questa stessa ragione, doveva avere un'altra sorgente. Anche il sistema dell'azione esclusiva d'un agente materiale è stato abbandonato; si ritrova solo presso coloro che giudicano a priori e senza aver veduto. Il punto fondamentale è dunque quello di verificare l'azione intelligente, e questo è ciò di cui può convincersi chiunque voglia darsi la pena di osservare.
Se il pensiero espresso fosse stato sempre quello degli astanti, la teoria della riflessione sarebbe stata confermata. Ora, il fenomeno, sia pure ridotto a queste proporzioni, non era forse del più alto interesse? Il pensiero, che si ripercuote in un corpo inerte e che si traduce in movimento e rumore, non era forse una cosa assai importante? Non c'era forse in questo di che stimolare la curiosità degli scienziati? Perché dunque l'hanno disdegnato? Loro, proprio loro che si sfiancano nella ricerca d'una fibra nervosa!
Solo l'esperienza, diciamo noi, poteva dare torto o ragione a questa teoria, e l'esperienza le ha dato torto, poiché essa dimostra a ogni istante, e con i fatti più positivi, che il pensiero espresso può essere non solo estraneo a quello degli astanti, ma che sovente gli è completamente contrario. Dimostra, inoltre, che esso viene a contraddire tutte le idee preconcette, a sventare tutte le previsioni. In effetti, quando io penso bianco e mi viene risposto nero, mi è difficile credere che la risposta provenga da me. Ci si appoggia su qualche caso di identità tra il pensiero espresso e quello degli astanti; ma che cosa prova questo se non che gli astanti possono pensare come l'intelligenza che si comunica? Non è detto, infatti, che essi debbano sempre essere di opinione opposta. Quando, durante una conversazione, l'interlocutore esprime un pensiero analogo al vostro, direte per questo che esso proviene da voi? Sono sufficienti alcuni esempi, ben verificati, per provare che questa teoria non può essere assoluta.
Come d'altronde spiegare con il riflesso del pensiero la scrittura prodotta da persone che non sanno scrivere, le risposte del più alto valore filosofico ottenute da persone illetterate, oppure le risposte che vengono date a domande mentali o poste in una lingua perfettamente sconosciuta al medium, e mille altri fatti che non possono lasciare dubbi sull'indipendenza dell'intelligenza che si manifesta? L'opinione contraria non può essere che il risultato d'una mancanza di osservazione.
Se la presenza d'una intelligenza estranea è moralmente provata dalla natura delle risposte, essa lo è materialmente dal fatto della scrittura diretta; vale a dire, dalla scrittura ottenuta spontaneamente, senza penna né matita, senza alcun contatto, e nonostante tutte le precauzioni prese per garantirsi da ogni sotterfugio. Il carattere intelligente del fenomeno non potrebbe essere messo in dubbio. C'è dunque ben altro al di là di un'azione fluidica. Per di più, la spontaneità del pensiero espresso, oltre ogni aspettativa e ogni questione proposta, non permette di vedervi un riflesso del pensiero degli astanti.
Il sistema del riflesso è, inoltre, molto incivile in certi casi. Quando, in una riunione di persone perbene, sopravviene inopinatamente una di quelle comunicazioni rivoltanti per la loro volgarità, sarebbe fare un ben sgradevole omaggio agli astanti con il pretendere ch’essa provenga da uno di loro, ed è probabile che ognuno si affretterebbe a rinnegarla (si legga ne Il Libro degli Spiriti, “Introduzione” al paragrafo XVI).
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[3] Comunione. La luce del fenomeno dello Spirito. Tavole parlanti, sonnambuli, medium, miracoli. Magnetismo spirituale: potenza della pratica della fede. Attraverso A'filah TiTsé, un'anima collettiva che scrive per mezzo di una tavoletta. Bruxelles, 1858, presso Devroye.
Si potrebbe comprendere la sovreccitazione delle idee, ma non si comprende come essa possa far scrivere uno che non sa scrivere, e ancor meno quando le comunicazioni sono trasmesse per mezzo di colpi battuti oppure per mezzo di una tavoletta o di un cestello.
Nel corso di quest'opera, avremo occasione di dimostrare la parte che bisogna attribuire all'influenza delle idee del medium. Ma i fatti in cui l'intelligenza estranea si rivela attraverso segnali incontestabili sono così numerosi e così evidenti, che non possono lasciare alcun dubbio a questo riguardo. L'errore della maggior parte dei sistemi, apparsi all'origine dello Spiritismo, è quello di aver tratto delle conclusioni generali da qualche fatto isolato.
La credenza nella comunicazione esclusiva dei démoni — per quanto irrazionale possa essere — poteva non sembrare impossibile, dal momento che si guardava agli Spiriti come a degli esseri al di fuori dell'umanità. Ma poiché si sa che gli Spiriti altro non sono che le anime di coloro che sono vissuti, tale credenza ha perduto tutto il suo prestigio e, si può ben dire, ogni credibilità. Infatti ne conseguirebbe che tutte queste anime sono dei démoni, fossero esse quelle d'un padre, d'un figlio o di un amico, e che noi stessi, morendo, diventiamo dei démoni: dottrina poco piacevole e poco consolante per molta gente. Sarà ben difficile persuadere una madre che il caro figlio, ch'ella ha perduto, e che viene a darle, dopo la sua morte, prove del suo affetto e della sua identità, sia un discepolo di Satana.
È vero che tra gli Spiriti ve ne sono di molto malvagi e che non valgono più di quelli che sono chiamati démoni. Ma ciò avviene per una ragione semplicissima, per il fatto, cioè, che ci sono uomini assai malvagi, che la morte non rende immediatamente migliori. Il problema è sapere se essi siano i soli che possano comunicare con noi. A quanti così pensano noi rivolgiamo le domande che qui riportiamo.
1°. Ci sono buoni e cattivi Spiriti?
2°. Dio è perciò più potente dei cattivi Spiriti o dei démoni, se così volete chiamarli?
3°. Affermare che comunicano solo quelli cattivi, è come dire che i buoni non possono farlo. Se è così, delle due cose l'una: questo accade o per la volontà o contro la volontà di Dio. Se ciò accade contro la Sua volontà, vuol dire che gli Spiriti malvagi sono più potenti di Lui; se accade per Sua volontà, perché, nella Sua bontà, non lo permetterebbe ai buoni, per controbilanciare l'influenza di quegli altri?
4°. Quale prova potete dare dell'impotenza dei buoni Spiriti a comunicare?
5°. Quando vi viene contrapposta la sapienza di certe comunicazioni, voi rispondete che il demonio prende ogni tipo di maschera per meglio sedurre. Noi sappiamo, infatti, che ci sono degli Spiriti ipocriti che danno al loro linguaggio una vernice di sapienza. Ma credete voi che l'ignoranza possa contraffare il vero sapere, e una cattiva natura contraffare la vera virtù, senza lasciar trasparire niente che possa svelare la frode?
6°. Se è il demonio soltanto a comunicare, perché, dal momento ch'egli è il nemico di Dio e degli uomini, raccomanda di pregare Dio, di sottomettersi alla Sua volontà, di sopportare senza lagnanze le tribolazioni della vita, di non aspirare né agli onori né alle ricchezze, di praticare la carità e tutte le massime di Cristo, in una parola, di fare tutto ciò che è necessario per distruggere il suo dominio? Se è il demonio che dà tali consigli, bisogna convenire che, per quanto furbo egli possa essere, sarebbe ben maldestro a fornire delle armi contro sé stesso.[4]
[4] Tale questione è stata trattata ne Il libro degli Spiriti (nn. 128 e ss.). Ma noi raccomandiamo, su questo argomento e su tutti quelli che concernono la parte religiosa, il volumetto intitolato Lettre d'un catholique sur le Spiritisme (Lettera di un cattolico sullo Spiritismo) del dottore Grand, antico console di Francia. Così come raccomandiamo quello che noi stiamo per pubblicare con il titolo Le contradicteurs du Spiritisme au point de vue de la religion, de la scienze e du matérialisme (Le confutazioni dello Spiritismo dal punto di vista della religione, della scienza e del materialismo).
7°. Dal momento che gli Spiriti comunicano, questo avviene perché Dio lo permette. In presenza delle buone e delle cattive comunicazioni, non sarebbe più logico pensare che Dio permette le une per metterci alla prova e le altre per consigliarci il bene?
8°. Che cosa pensereste voi d'un padre che lasciasse suo figlio alla mercé di esempi e consigli dannosi, che allontanasse da lui e gli proibisse di vedere quelle persone che potrebbero distoglierlo dal male? Ci è forse lecito supporre che Dio agisca come un buon padre non agirebbe mai, e che, essendo Egli la bontà per eccellenza, faccia meno di quello che farebbe un uomo?
9°. La Chiesa riconosce come autentiche certe manifestazioni della Vergine e di altri santi nelle apparizioni, visioni, comunicazioni orali ecc. Questa credenza non è in contraddizione con la dottrina della comunicazione esclusiva dei demoni?
Noi crediamo che certe persone abbiano professata questa teoria in buona fede; ma crediamo anche che molte l'abbiano adottata unicamente con lo scopo di evitare di occuparsi di queste cose, a causa delle cattive comunicazioni che uno si espone a ricevere. Dicendo che solo il diavolo può manifestarsi, esse hanno cercato di spaventare, pressappoco come quando diciamo a un bambino: "Non toccare questa cosa, perché questa cosa brucia". L'intenzione può essere lodevole, ma l'obiettivo è mancato, perché il divieto eccita soltanto la curiosità, mentre la paura del diavolo fa arretrare ben poca gente. Lo si vuol conoscere questo diavolo, non foss'altro che per vedere come è fatto. E si rimane molto stupiti di non trovarlo poi così nero come lo si era creduto.
Non potrebbe vedersi anche un altro motivo dietro questa teoria esclusiva del diavolo? Ci sono persone le quali trovano che tutti quelli che non sono della loro opinione hanno torto. Orbene, quanti pretendono che tutte le comunicazioni siano opera del demonio non sarebbero forse mossi dalla paura di non trovare gli Spiriti d'accordo con loro su tutti i punti, e più su quelli che toccano gli interessi di questo mondo piuttosto che su quelli dell'altro? Non potendo negare i fatti, essi vollero presentarli in una maniera spaventosa. Questo mezzo, tuttavia, non produsse miglior risultato degli altri. Dove nulla può la paura del ridicolo, bisogna rassegnarsi e lasciar perdere.
Il musulmano che udisse uno Spirito parlare contro certe leggi del Corano, di sicuro penserebbe trattarsi di uno Spirito cattivo. La stessa cosa sarebbe per un ebreo riguardo a certe pratiche della legge di Mosé. Quanto ai cattolici, noi ne abbiamo sentito uno affermare che lo Spirito che comunicava non poteva essere che il diavolo, poiché si era permesso di pensare diversamente da lui circa il potere temporale, benché egli, del resto, non avesse predicato che la carità, la tolleranza, l'amore per il prossimo e il rifiuto delle cose di questo mondo, tutte massime insegnate da Cristo.
Non essendo gli Spiriti nient'altro che le anime degli uomini, e non essendo gli uomini perfetti, ne risulta che egualmente ci sono degli Spiriti imperfetti, il cui carattere si riflette sulle loro comunicazioni. È un fatto incontestabile che ce ne siano di cattivi, di astuti, di profondamente ipocriti, di fronte ai quali bisogna stare in guardia. Ma, poiché nel mondo s'incontrano uomini perversi, è forse questa una ragione sufficiente per fuggire tutta la società? Dio ci ha donato la ragione e il giudizio per apprezzare gli Spiriti come pure gli uomini. Il miglior mezzo, con cui premunirsi contro gli inconvenienti che la pratica dello Spiritismo può presentare, non è interdirlo, ma farlo comprendere. Una paura immaginaria non impressiona che per un istante e non colpisce tutti, mentre la realtà chiaramente dimostrata è compresa da tutti.
La cieca fiducia in questa assoluta superiorità degli esseri del mondo invisibile è stata per molti fonte di molte disillusioni. Essi hanno così imparato a loro spese a diffidare di certi Spiriti, così come diffidano di certi uomini.
Quando vengono fatti loro osservare i fatti d'identità che attestano la presenza di parenti, amici o conoscenti attraverso le manifestazioni scritte, visive o altre, essi rispondono che è sempre il medesimo Spirito il diavolo secondo gli uni, il Cristo secondo gli altri — che prende tutte le forme. Ma essi non ci dicono perché gli altri Spiriti non possano comunicare, con quale scopo lo Spirito di Verità verrebbe a ingannarci, presentandosi sotto false apparenze; ad abusare, per esempio, di una povera madre, facendole ingannevolmente credere che lui è il figlio che lei piange. La ragione si rifiuta di ammettere che lo Spirito, santo tra tutti, si abbassi a recitare una simile commedia. D'altra parte, negare la possibilità di ogni altra comunicazione non è forse togliere allo Spiritismo ciò che di più soave possiede, cioè la consolazione degli afflitti? Diciamo molto semplicemente che un simile sistema è irrazionale e non può sostenere un esame serio.
Ecco le conseguenze generali che sono state dedotte da un'osservazione completa e che ora formano la credenza, si può dire, dell'universalitàdegli Spiritisti, poiché i sistemi restrittivi non sono niente di più che delle opinioni isolate.
1°. I fenomeni spiritisti sono prodotti da intelligenze extracorporee, alle quali si dà anche il nome di Spiriti.
2°. Gli Spiriti costituiscono il mondo invisibile. Essi sono dappertutto. Gli spazi ne sono popolati all'infinito. Continuamente ce ne sono attorno a noi, e sono quelli con cui noi siamo in contatto.
3°. Continuamente gli Spiriti agiscono sul mondo fisico e sul mondo morale, e sono una delle potenze della natura.
4°. Gli Spiriti non sono degli esseri a parte nella creazione; sono le anime di coloro che hanno vissuto sulla Terra o in altri mondi e che hanno deposto il loro involucro corporeo. Ne consegue che le anime degli uomini sono Spiriti incarnati, e che morendo noi diventiamo Spiriti.
5°. Ci sono Spiriti di tutti i gradi di bontà e di perfidia, di sapere e d'ignoranza.
6°. Essi sono tutti soggetti alla legge del progresso e tutti possono arrivare alla perfezione; ma siccome godono del libero arbitrio, vi arrivano in un tempo più o meno lungo, secondo i loro sforzi e la loro volontà.
7°. Essi sono felici o infelici a seconda del bene o del male che hanno fatto durante la loro vita e del grado di perfezionamento a cui sono pervenuti. La felicità perfetta e senza ombre è retaggio solo degli Spiriti giunti al grado supremo di perfezione.
8°. Tutti gli Spiriti, in determinate circostanze, possono manifestarsi agli uomini; il numero di quelli che possono comunicare con loro è indefinito.
9°. Gli Spiriti comunicano tramite i medium, di cui si servono come strumenti e come interpreti.
10°. Si riconosce la superiorità o l'inferiorità degli Spiriti dal loro linguaggio. I buoni consigliano solo il bene e dicono solo cose buone: tutto in loro è prova d'elevazione. I malvagi ingannano, e ogni loro parola porta il marchio dell'imperfezione e dell'ignoranza.
I diversi gradi che percorrono gli Spiriti sono indicati nella Scala Spiritista (Il libro degli Spiriti, libro II, cap. I, n. 100). Lo studio di questa classificazione è indispensabile per poter valutare la natura degli Spiriti che si manifestano, le loro buone e cattive qualità.
Questo sistema non contraddice nessuno dei principi fondamentali della Dottrina Spiritista, perché non cambia nulla circa il destino dell'anima, e le condizioni della sua felicità futura sono sempre le medesime. L'anima e il perispirito formano un tutto sotto il nome di Spirito, così come il germe e il perisperma formano un tutto sotto il nome di frutto. Tutta la questione si riduce a considerare il tutto come omogeneo anziché considerarlo formato da due parti distinte.
Come si può vedere, ciò non porta ad alcuna conseguenza, e noi non ne avremmo parlato se non avessimo incontrato delle persone inclini a vedere una nuova scuola in ciò che, in definitiva, altro non è se non una semplice interpretazione di termini. Questa opinione, del resto molto circoscritta, foss'anche più generalizzata, non costituirebbe una scissione tra gli Spiritisti più di quanto non ne facciano tra i fisici le due teorie sull'emissione o sulle ondulazioni della luce. Coloro che volessero formare un gruppo a parte, per una questione così puerile, dimostrerebbero soltanto che essi danno più importanza all'accessorio che alla cosa principale. Dimostrerebbero anche che essi sono spinti alla separazione da Spiriti che non possono certo essere buoni, perché i buoni Spiriti mai ispirerebbero l'asprezza e mai seminerebbero la zizzania. È per questo che noi esortiamo tutti i veri Spiritisti a stare in guardia contro simili suggestioni e a non dare a certi dettagli più importanza di quanta non ne meritino. L'essenziale è la base.
Noi crediamo, tuttavia, di dover spendere alcune parole riguardo a ciò su cui si basa l'opinione di coloro che considerano l'anima e il perispirito come due cose distinte. Questa opinione è fondata sull'insegnamento di Spiriti che non si sono mai discostati da questo concetto. Parliamo naturalmente degli Spiriti illuminati, perché tra gli Spiriti ve ne sono pure di quelli che non ne sanno più degli uomini — anzi, a volte, anche meno — mentre la teoria contraria è una concezione umana. Noi non abbiamo né inventato e neppure supposto il perispirito per poter meglio spiegare i fenomeni: tale esistenza ci è stata rivelata dagli Spiriti, e l'osservazione ce l'ha confermata (Il libro degli Spiriti, n. 93). Essa poggia ancora sullo studio delle sensazioni presso gli Spiriti (Il libro degli Spiriti, n. 257) e soprattutto sul fenomeno delle apparizioni tangibili che implicherebbe — secondo l'altra opinione — la solidificazione e la disgregazione dell'anima e, di conseguenza, la sua disorganizzazione.
Bisognerebbe inoltre ammettere che questa materia, che può essere percepita dai nostri sensi, è essa stessa il principio intelligente, la qual cosa non è affatto più razionale del confondere il corpo con l'anima o la veste con il corpo. Riguardo poi alla natura intima dell'anima, essa ci è sconosciuta. Quando diciamo che essa è immateriale, bisogna intendere ciò in senso relativo e non assoluto, perché l'immaterialità assoluta sarebbe il nulla, mentre l'anima, o lo Spirito, è qualcosa. Vogliamo cioè dire che la sua essenza è talmente superiore che essa non ha alcuna analogia con ciò che chiamiamo materia. Quindi, per noi, essa è immateriale (Il libro degli Spiriti, nn. 23 e 82).
«Ciò che alcuni chiamano perispirito altro non è che quello da altri chiamato involucro materiale fluidico. Per farmi comprendere in modo più logico, dirò che questo fluido è la perfettibilità dei sensi, l'accrescimento della vista e delle idee; e parlo qui degli Spiriti elevati. Riguardo agli Spiriti inferiori, i fluidi terrestri sono loro ancora completamente inerenti; come vedete, si tratta dunque di materia. Da qui i tormenti della fame, del freddo ecc., tormenti a cui non sono soggetti gli Spiriti superiori, visto che i fluidi terrestri si trovano purificati intorno al pensiero, vale a dire, intorno all'anima. L'anima, per il suo progresso, ha sempre bisogno d'un agente; l'anima, senza agente, non è nulla per voi o, per meglio dire, non può essere da voi concepita. Il perispirito, per noialtri Spiriti erranti, è l'agente attraverso il quale noi comunichiamo con voi, sia indirettamente tramite il vostro corpo o il vostro perispirito; sia direttamente con la vostra anima. Da qui, infiniti generi di medium e di comunicazioni.
Ora rimane il punto di vista scientifico, vale a dire l'essenza stessa del perispirito. Ma questa è un'altra questione. Prima di tutto dovete capire moralmente. Non resterà così che una discussione sulla natura dei fluidi, la qual cosa per il momento è inesplicabile. La scienza non ne sa ancora abbastanza, ma vi si arriverà, se la scienza vuole marciare con lo Spiritismo. Il perispirito può variare e cambiare all'infinito. L'anima è il pensiero: essa non cambia di natura. Sotto questo rapporto non andrete più lontano di così, è un punto che non può essere spiegato. Voi credete forse che io non cerchi come voi? Voi, voi cercate il perispirito, noialtri ora cerchiamo l'anima. Aspettate dunque.»
LAMENNAIS
Così, se degli Spiriti che possono essere considerati avanzati non hanno ancora potuto sondare la natura dell'anima, come potremmo farlo noi stessi? Sarebbe dunque perdere il proprio tempo il voler scrutare il principio delle cose, che, come è detto ne Il libro degli Spiriti (nn. 17 e 49), sta nei segreti di Dio. Pretendere di sondare, con l'aiuto dello Spiritismo, ciò che ancora non spetta all'umanità è sviarlo dal suo vero obiettivo; è fare come quel bambino che volesse saperne quanto un vecchio. Applichi l'uomo lo Spiritismo per migliorarsi moralmente, ecco l'essenziale. Il sovrappiù non è che una curiosità sterile e spesso orgogliosa, la cui soddisfazione non gli farà fare alcun passo avanti: il solo modo di avanzare è quello di diventare migliori. Gli Spiriti, che hanno dettato il libro che porta il loro nome, hanno provato la loro saggezza, non oltrepassando i confini che Dio non permette di superare. Hanno perciò lasciato agli Spiriti sistematici e presuntuosi la responsabilità delle teorie anticipate ed erronee, più seducenti che solide, le quali cadranno un giorno davanti alla ragione, come tante altre uscite dai cervelli umani. Essi hanno detto soltanto ciò che era giustamente necessario per far comprendere all'uomo l'avvenire che lo attende, e con questo incoraggiarlo al bene (vedere, qui di seguito, Parte seconda, cap. I, "Azione degli Spiriti sulla materia").